La street photography è un esercizio di presenza.
Nasce nel punto d’incontro fra caso e attenzione: l’occhio allenato a cogliere la vita che scorre, il corpo pronto a muoversi nello spazio urbano, la mente aperta all’imprevisto.

In strada nulla è controllato: la luce cambia rapidamente, le persone compaiono e scompaiono, le geometrie si ricompongono in un istante.

Chi scatta non impone, ma osserva consapevole che in una frazione di secondo dovrà operare diverse scelte: dovrà decidere il punto in cui posizionarsi in modo da ottenere l'angolazione e la profondità desiderata, dovrà pensare come comporre il fotogramma, cosa includere nel fotogramma e cosa no. 

La Street Photography è un approccio alla fotografia che, per via dell'imprevedibilità, può risultare a tratti frustante. A tutti i fotografi che adottano questo modo di fotografare è capitato almeno una volta di tornare a casa, dopo diverse ore, senza nemmeno una foto decente.

Fa parte del gioco.

La street photography è fatta di pazienza: a volte lo scatto “giusto” arriva dopo ore, altre volte in pochi secondi. C’è una sorta di fiducia nel caso, ma anche un rigore invisibile. Non si tratta di scattare a raffica, ma di sapere dove guardare, di intuire un momento prima che accada.

In ogni caso, anche se dopo ore non è uscita nemmeno una foto decente, si torna sempre a casa con un valore aggiunto; questo modo di fare fotografia è anche una riflessione sulla relazione con l’altro. Fotografare sconosciuti significa confrontarsi con il confine fra testimonianza e intrusione.

Non esistono regole universali ma esiste la sensibilità del fotografo, la capacità di guardare con rispetto, di capire quando avvicinarsi e quando invece fare un passo indietro.

Ogni scatto porta con sé una responsabilità, perché fissa un frammento di un’esistenza che non ci appartiene.